Il Sentiero della Memoria – Da Buti a Piavola in un percorso tra i boschi denso di significato

Informazioni sull’itinerario

  • Durata andata e ritorno: circa 2 ore
  • Dislivello: 100 mt
  • Adatto a: tutti
  • Cartografia: fondo pagina

Tappe

1- Piazza Garibaldi

Domenica 23 luglio, all’alba, due camion militari provenienti dal comando di località Rotone, sulla strada che da Cascine di Buti conduce a Lucca, si fermarono in piazza Garibaldi. I soldati attraversarono via di Mezzo marciando in assetto da guerra. Gli abitanti, svegliati dal rumore degli scarponi chiodati, appesero alle finestre le lenzuola bianche per avvertire della presenza dei nazisti.

2- Vicolo La Rosa

In cima a vicolo La Rosa la pattuglia bloccò tre ragazzine: Eunica Cosci, Iolanda Bernardini e Margherita, sfollata a Buti da Pisa. I soldati chiesero dov’era l’Aspro e Margherita, che conosceva un po’ di tedesco, indicò a caso verso il monte. Eunica lasciò le amiche e corse in Cima alla Serra per avvisare i numerosi sfollati presenti su quel versante dell’arrivo dei tedeschi.

3- Casolare di Gonnella

Il gruppo di militari raggiunse località Volpaia dove si trovava il casolare di Pietro Barzacchini detto Gonnella. Quando vide i nazisti, Gonnella, che stava fumando la pipa davanti casa, non si mosse ritenendo che i tedeschi non sarebbero stati interessati a un uomo di sessant’anni. Ma i soldati catturarono Pietro e con violenza lo portarono via dopo avergli chiesto dove si trovava l’Aspro. Il Barzacchini indicò dalla parte opposta, verso Cima alla Serra.

4- Cima alla Serra

Quella mattina Renato Polidori, 14 anni, e Oliano Pratali, 16 anni, portavano da mangiare ad alcuni famigliari sfollati sul monte quando, improvvisamente, si trovarono circondati dalla pattuglia che aveva appena catturato Gonnella. Gridando e spingendoli con i fucili, i soldati li fecero incamminare davanti a loro.

5- Guardando il Seracino

Arrivati in prossimità della valle che guarda a località Seracino, i soldati si misero a sparare per spaventare alcune famiglie sfollate. Nella confusione che si creò, Renato iniziò a svincolarsi dal soldato che aveva a sinistra, facendolo traballare e riuscendo a lanciarsi giù per il dirupo. I soldati preferirono non inseguirlo e continuarono il cammino con gli altri prigionieri. Così il giovane Renato riuscì a salvarsi.

6- Fonte del Folachino

Dopo l’incontro con i nazisti, passando fra gli olivi, Eunica Cosci corse verso il monte per avvertire gli sfollati che stava arrivando una pattuglia. Giunta alla fonte del Folachino, iniziò a gridare “Maria Rosa, Maria Rosa”, il segnale convenuto per avvisare della presenza dei tedeschi.

7- In prossimità della Spianata di Piavola

Pietro Barzacchini e Oliano Pratali furono massacrati lungo l’erta che precede la spianata di Piavola, proprio mentre Oliano invocava la sua mamma. Qualche ora dopo i due cadaveri furono trovati da Eunica, che riconobbe immediatamente Pietro dalle scarpe nuove, dato che il volto era sfigurato dal colpo di fucile.
Nel 1984, per la ricorrenza del 40° anniversario dell’eccidio, venne collocato proprio in questo punto uno dei cippi commemorativi con i nomi e l’età dei due uomini uccisi. Il luogo conserva ancora il piccolo cippo posto nel 1944.

8- Piavola Alta

In Piavola Alta si incontrarono due squadroni alla ricerca degli uomini della Banda di Carlino. Il primo, salito da Calci e proveniente dal Comando di Asciano, apparteneva alla 65a Divisione di Fanteria, conosciuta in Toscana anche come Divisione “Handgranate”, dal simbolo tattico che raffigurava una bomba a mano dipinta sugli automezzi. Il secondo, partito dal comando di villa Butori a Colle di Compito da dove provenivano due dei soldati tedeschi uccisi, salì da Ruota e attraversò Pian Bello. Incontratisi con la squadra che saliva da Buti, accerchiarono la zona e intorno alle 11,30 massacrarono 18 civili.

9- La Spianata

La strage era ormai compiuta. Secondo alcune testimonianze, i militari si fermarono a mangiare sulla spianata dopo aver radunato i corpi degli uccisi che furono trasferiti in paese grazie all’intercessione del parroco don Pietro Cascioni.
Il 5 novembre 1944, il popolo e le autorità raggiunsero il colle di Piavola, dove fu inaugurata una semplice croce di ferro sovrastante un cippo in pietra.
Per ben due volte, nel 1988 e nel 1995, la lapide a ricordo della prima commemorazione fu distrutta con un gesto vandalico; venne definitivamente ripristinata nel 1995, con l’aggiunta di una iscrizione che ne ricorda lo scempio.
Dal 2014 questo luogo è divenuto Parco della Memoria e della Pace, arricchito dal monumento “Germogli” dell’artista Paolo Grigò.

Antefatto e cenni storici

A Buti lo scoppio della Seconda guerra mondiale si innestò su un tessuto economico e sociale già pesantemente gravato dal Ventennio fascista.
Dopo l’8 settembre 1943 il paese fu travolto dal conflitto, anche a causa della particolare posizione geografica: non lontano dal fronte dell’Arno dove dal luglio 1944 si attestarono gli Alleati e dalla Linea Gotica, ultimo baluardo dell’esercito nazista in ritirata.
Nei primi mesi del 1944 la presenza della Wehrmacht e dei fascisti repubblichini si fece sempre più opprimente: violenze, saccheggi, vessazioni divennero esperienze quotidiane per gli abitanti. Molti civili sfollarono dalle città vicine per sfuggire ai bombardamenti degli Alleati, alcuni prigionieri evasi dai campi di internamento cercarono rifugio in paese, diversi giovani non risposero alla chiamata alle armi. La popolazione salì a circa diecimila abitanti a fronte degli abituali tremila.
Sui monti intorno a Buti operava una formazione partigiana, la Banda di Carlino, organizzata dall’ex tenente dell’esercito Carlo Pelosini su sollecitazione del locale Comitato di liberazione nazionale.
Dal mese di giugno, la nuova fase strategico-militare tedesca inserì Buti e i suoi monti tra i paesi infestati dalle bande partigiane.
Il 22 giugno 1944 un bombardamento degli Alleati colpì duramente località Mariotto dove rimasero uccise sette persone.
Il 19 luglio un civile disarmò due militari tedeschi in perlustrazione a Pian Bello e li consegnò agli uomini della Banda di Carlino che, non avendo l’organizzazione necessaria per detenere i prigionieri, decise di passarli per le armi. Negli stessi giorni accadde altrettanto a due soldati catturati sul monte Verruca e consegnati ai partigiani. Un altro militare tedesco venne ucciso in paese probabilmente per una relazione amorosa con una signora del posto.
Nella strategia del terrore operata dalla Wehrmacht, queste tragiche fatalità furono all’origine dell’insieme di cause che portarono all’eccidio del 23 luglio 1944.

Mappa

Bibliografia

  • Comitato Unitario Comunale per le celebrazioni del 30° Anniversario dell’Eccidio di “Piavola” e della Liberazione del nostro Comune, Testimonianze e documenti, raccolti dagli studenti e coordinati dagli insegnanti della Scuola Media di Buti sull’Eccidio di “Piavola” e sui fatti accaduti nell’estate 1944 durante l’occupazione nazifascista, a cura dell’Amministrazione Comunale di Buti, La Grafica Pisana, Buti 1974 (Ristampa anastatica 2024).
  • M. Pratali, Piavola 23 luglio 1944. Cronaca di una strage, BFS, Città di Castello 2002.
  • D. Bernardini, P. Pezzino, L. Puccini, Ma la ragione non dette risposta. Piavola 1944. La strage, la memoria, la comunità, Plus, Pisa 2006
  • D. Bernardini e L. Puccini, Ci sono morti e tutti giovani, ETS, Pisa 2014